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Turismo delle radici, Matino c’è


FRANCESCO GRECO -
MATINO (LE) - La vecchia casa del centro antico dove si nacque, il vicolo dei primi giochi, il negozietto di alimentari dove la mamma ti mandava a comprare il pane e la pasta sfusa.

Icone del Novecento a Sud, 39mo parallelo, prima che la civiltà contadina si atomizzasse e i suoi figli si disperdessero per i sentieri del mondo a cercare pane e dignità.

Marina Gabrieli da Noha (Galatina) tanti anni fa si inventò il “turismo delle radici”. Oggi è una realtà diffusa, un’articolazione del settore molto praticata sui territori, capace di appeal, e di pil.

Matino, per dire, ha molti suoi figli sparsi per il mondo, e il sindaco Giorgio Salvatore Toma intende cogliere l’opportunità di inserirsi in questi flussi tutti in divenire, alimentati dalla nostalgia e la curiosità per la propria provenienza, una tessera multiforme del mosaico identitario.

DOMANDA: Sindaco Toma, quanti sono i Matinesi sparsi nel mondo e dove vivono e lavorano esattamente?


RISPOSTA: “Sono tantissimi. Iscritti all’Aire sono 2.430, di cui circa un terzo nella comunità europea. La Svizzera è la nazione che conta il maggior numero di nostri concittadini che, partiti alla ricerca di un lavoro, sono rimasti lì con tutta la famiglia”.

D. Ci sono delle eccellenze che in questi decenni si sono affermate nei vari settori lavorativi e di impresa?


R. “Indicando dei nomi rischierei di far torto a qualcuno, ma moltissimi Matinesi si sono affermati all’estero. Alcuni, che fanno parte soprattutto delle generazioni successive a quella di partenza, sono a noi quasi sconosciuti e vorremmo fortemente intercettarli. Per questo mi piace far veicolare la mail [email protected] per ricevere eventuali notizie utili a rintracciare questi importanti nostri concittadini, o comunque avere maggiori informazioni su di essi”.

D. Ha un progetto per far rivivere il loro passato ai suoi emigranti di prima generazione?


R. “Attraverso la locale associazione emigranti (UPE sez. Matino), a fine luglio di ogni anno si tiene nella nostra Città la festa dell’emigrante. Questa occasione certamente può favorire l’incontro fisico di tanti che a motivo della lontananza non si ritrovano da anni. Incrementare questo momento favorendo la presenza di quegli emigranti di prima generazione che non potrebbero permetterselo può essere utile a far risentire tutti a casa, sia pur per poco tempo”.