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Un laghetto abitato da rospi, libellule e aironi, 80 specie botaniche e oltre 4.000 piante "salvate": l'oasi di biodiversità del Muse inaugurata nel cuore della città

TRENTO. Duemila metri quadrati di cui 600 di laghetto (di profondità massima di 1,80 metri), 80 specie botaniche acquatiche e palustri e oltre 4.000 piante "salvate" dalle ex aree umide: con questi numeri viene inaugurato oggi (30 settembre) il biotopo del Muse nel cuore della città.

Un anno e mezzo di lavoro e una quindicina fra persone e ditte coinvolte per uno spazio prezioso realizzato in collaborazione con il Servizio sviluppo sostenibile e aree protette e il Servizio per il sostegno occupazionale e la valorizzazione ambientale della Provincia autonoma di Trento. Un unicum nel panorama museale italiano e una novità dell'autunno.


"Il Muse fin dalla sua idea progettuale si è proposto come spazio aperto alla ricerca e all’innovazione nella comunicazione scientifica - afferma il direttore del Muse, Michele Lanzinger -  il tema della conservazione della natura fa parte di questi intendimenti ed è focale nel suo percorso espositivo. L’idea di presentare l’ambiente delle zone umide di fondovalle dal vivo, con un vero e proprio biotopo vivente, è parte di una progettazione iniziale che trova ora una sua piena e competentissima realizzazione. Uno spazio prezioso dove oltre 4.000 esemplari di specie vegetali di questi ambienti particolari e a rischio, un vero e proprio ecosistema, sono raccolti per suscitare l’interesse del pubblico del museo, le scuole, gli appassionati di natura e per condividere una comune consapevolezza sull’importanza della loro conservazione in natura".

Tante le specie botaniche acquatiche e palustri autoctone, alcune delle quali molto rare o quasi scomparse dalle zone umide del Trentino che sono state "salvate" per essere reinserite in questo piccolo scrigno naturale, ma tante anche le specie animali che stanno cominciando a popolare l'area, come libellule, rospi smeraldini e uccelli. "Nessun animale è stato introdotto qui, in questo biotopo arriveranno da soli", spiega Osvaldo Negra, biologo del Muse, che ha curato gli aspetti divulgativo-scientifici del progetto.

Una piccola oasi di biodiversità dove scoprire piante, anfibi e insetti acquatici, passeggiare e rilassarsi, un laboratorio a cielo aperto per lo studio, la conservazione naturalistica e le attività educative legate alla Citizen Science. Già immaginato nel progetto originario dall’architetto Renzo Piano, il biotopo Muse è stato realizzato sul lato ovest dell’edificio, tra la serra tropicale e via Sanseverino, e presenta le caratteristiche delle aree umide dei fondivalle trentini, con la particolarità di trovarsi in un contesto urbano.

Il messaggio che il Muse vuole lanciare è chiaro e in controtendenza, ma soprattutto volto a sensibilizzare la cittadinanza per riscoprire e apprezzare la grande ricchezza vegetale e animale che ruota attorno agli ambienti umidi, in passato considerati inutili e spesso bonificati per far spazio a nuovi terreni agricoli.

Il biotopo urbano, percorso da una passerella, con panchine e zone d’ombra, sarà accessibile tutti i giorni dalle 9 alle 18, a disposizione di cittadini, visitatori e amanti della natura.

Un piccolo ecosistema con una raccolta di piante acquatiche e palustri unica in Italia

Sono più di 4.000 gli esemplari di piante acquatiche e palustri messe a dimora e circa 80 le specie vegetali custodite nel nuovo biotopo, la maggior parte delle quali provenienti dal Vivaio Provinciale di Mattarello, gestito dal Servizio sviluppo sostenibile e aree protette.

L’obiettivo è duplice: "Ricreare quello che potremmo definire 'un micro hotspot di biodiversità' - spiega Alessandro Cavagna, naturalista del Muse e curatore del progetto - e sensibilizzare il pubblico sugli ecosistemi acquatici e palustri, habitat un tempo diffusi in tutti i fondivalle e oggi in forte regresso e a rischio di scomparsa".

Il biotopo "va a incrementare la biodiversità nel verde attorno al museo e, al contempo, offre una sede definitiva e adeguata a una parte cospicua del patrimonio di piante acquatiche e palustri tuttora ospitate nel Vivaio Provinciale di Mattarello. Qui, da oltre 20 anni, a partire da esemplari raccolti quasi esclusivamente sul territorio della Provincia di Trento, si coltivano più di 100 specie acquatiche e palustri autoctone da utilizzare negli eventuali progetti di ripristino ambientale".

Una collezione preziosa, la più cospicua fra i vivai pubblici, che ha trovato casa al Muse. Il nuovo biotopo presenta frammenti degli ambienti più tipici delle aree umide di fondovalle: lo specchio d’acqua con le ninfee (lamineto), la vegetazione di sponda (magnocariceto, cladieto), i prati umidi (molinieto, cariceto, alte erbe igrofile) e i boschi ripariali (ontanete).

"Ogni specie presente nel biotopo - spiega Cavagna - ha una storia". L’aglio angoloso (Allium angulosum), l’elleborina palustre (Epipactis palustris) e l’iris siberiana (Limniris sibirica), per esempio, provengono dalle popolazioni dall’ex area umida di Roncafort, una zona di rilevante interesse botanico scoperta nel 1999 dal botanico Filippo Prosser (Fondazione Museo Civico di Rovereto) e distrutta pochi anni dopo a causa dell’allargamento dell’interporto di Trento nord.

I nuovi abitanti del biotopo

A livello di fauna, hanno già fatto capolino tra le piante, libellule e altri insetti, rospi smeraldini, anatre, aironi e altri uccelli sia acquatici che terrestri, autonomamente giunti al biotopo alla ricerca di riposo o di piccole prede acquatiche di cui nutrirsi.


"In Trentino, nei fondivalle - sottolinea Negra - le bonifiche e le conversioni agricole legate alla 'fame' di territorio da coltivare hanno cancellato la quasi totalità di stagni, paludi, canneti e boschi ripariali, con pesanti ripercussioni sulle popolazioni di piante acquatiche e palustri di bassa quota, ma non solo. Anche un gran numero di specie animali a esse collegate è andato incontro a un drastico declino conseguente alla perdita di habitat. Con questo progetto abbiamo voluto ricreare un ambiente naturale simile a quello che si sarebbe potuto osservare 150 anni fa, lungo le golene dell’Adige, che scorre qui accanto. Un ambiente accogliente per anfibi, insetti e uccelli".

Rischio zanzare? "Le zanzare amano i ristagni di acque ferme e di dimensioni ridotte - spiega Negra - mentre qui parte dell'acqua è in movimento. Il laghetto popolato da varie specie di insetti, non è molto attrattivo per le zanzare, che preferiscono raccolte d’acqua di dimensioni più ridotte e prive di predatori. Inoltre terremo sempre monitorata la situazione".

Le tappe dei lavori

I lavori sono durati un anno e mezzo. La "prima pietra" del biotopo è stata posta nell’autunno 2020.

Lo scavo e la fase cantieristica di realizzazione delle infrastrutture e l’impermeabilizzazione del bacino (superficie di 600 metri quadrati e profondità massima attorno a 1,80 metri) si sono concluse nell’autunno del 2021.

La messa a dimora delle specie botaniche (circa 80 specie per un totale di oltre 4.000 esemplari) ha occupato gran parte dei mesi invernali 2021-22 e i primi mesi della primavera 2022. La quasi totalità delle piante ha reagito molto bene al trapianto e, a dispetto di fisiologici tempi di radicazione e acclimatazione, già all’inizio dell’estate 2022 la vegetazione appariva rigogliosa.

Da ultimo, la realizzazione della passerella di visita ha concluso i lavori e permesso l’apertura del biotopo al pubblico a metà giugno. Il progetto è stato curato interamente "in casa" dai professionisti del Muse in collaborazione con il Servizio sviluppo sostenibile e aree protette e il Servizio per il sostegno occupazionale e la valorizzazione ambientale della Pat.