«Non sono un razzista». Attraverso i social, Ibrahimovic ha solo ribadito un concetto già espresso ai compagni e a chi gli sta vicino: «Sì, non è stata una bella scena, ho sbagliato, ma non datemi del razzista perché non lo sono», ha ripetuto più volte. Prima negli spogliatoi a San Siro, poi a Milanello. Chi ci ha parlato lo descrive come «sereno», «il solito Zlatan», anche se ovviamente pure lui, come un po’ tutti, è in attesa di conoscere la sentenza del giudice sportivo, in arrivo domani.
Chi si attende una mazzata per uno o per entrambi i protagonisti della rissa potrebbe però restare deluso: risulta infatti che il referto dell’arbitro Valeri non sia duro, non contenga cioè dettagli forti, esplosivi. La formula dovrebbe essere quella classica di «reciproche scorrettezze». Si va quindi verso una squalifica soft per entrambi: una giornata per Ibra per somma di ammonizioni (la seconda per un fallo di gioco) e una anche per Lukaku, che era in diffida. Sanzioni da scontare in Coppa Italia.
Poi la palla passerebbe eventualmente alla Procura federale, che ha la facoltà di aprire un’inchiesta sulla base dell’articolo 28 del Codice di Giustizia Sportiva che punisce i comportamenti discriminatori. E potrebbe a quel punto acquisire elementi audio o video della rissa. Il Milan intanto fa quadrato attorno al suo leader, che ha ricevuto anche la difesa dell’ex compagno Paul Pogba: «Lui razzista? È ultima persona al mondo che definirei così». Zlatan non verrà multato dal club. Sabato a Bologna si gioca una partita chiave per la corsa allo scudetto e la sua presenza è fondamentale. Ma nella versione standard: nervoso e autodistruttivo come martedì, al Milan non serve.